Che cosa sono le nuvole? Una lettura psicoanalitica della Gelosia e del Tradimento attraverso la rappresentazione di Pasolini.

Un Otello così l’aveva già descritto Dostoevskij, in una pagina dei “Fratelli Karamazov”. Cito dal testo: “..Osservò Pushkin.. nel caso di Otello si tratta semplicemente di questo, che la sua anima si è spezzata e la sua visione del mondo si è offuscata, perchè il suo ideale è crollato (…) Vien fatto a chiedersi che cosa rappresenti un amore al quale bisogna continuamente fare la guardia e quanto vale un amore che bisogna custodire con tanti sforzi”.

Caratteristica dell’esperienza della gelosia è quella di essere portatrice di un antico desiderio impossibile: realizzare il possesso totale ed esclusivo dell’oggetto d’amore.

Poter tollerare l’aggressività contro il proprio oggetto d’amore che si allontana è passo fondamentale nell’evoluzione verso l’individuazione.

Il fallimento di questo processo evolutivo domina la scena dell’amore geloso.

Il “dramma” della gelosia, nella dimensione del mentale, è qualcosa che si svolge all’interno di un contenitore iniziale che viene allagato da una angoscia primaria di perdita e riattiva una situazione triangolare ed il doloroso riconoscimento dei propri limiti attraverso il ri-attraversamento della vicenda edipica.

Il geloso lotta per la riconquista dell’oggetto ma soprattutto per il mantenimento della propria identità. In altri termini potremmo chiederci se il geloso prova, come dice, il sentimento della gelosia o se è guidato da una costellazione di oggetti interni ed il suo modo di sentire è più una drammatizzazione di tale costellazione.

La gelosia è un codice edipico primitivo e ripropone una situazione traumatica non superata che occupa completamente la scena della mente con la forza del rapporto arcaico, essendo essa priva di argini efficaci. Il dinamizzarsi dello scenario interno, che si verifica nella fase acuta, produce nella personalità il dolore relativo alla perdita dell’identità poichè la rappresentazione interna non combacia con quella esterna.

In Pasolini le due realtà si fondono per dare spazio alla possibilità della Verità: in “Che cosa sono le nuvole?egli affronta il dramma di Otello attraverso una commedia di marionette con le quali viene messo in scena il mondo interno del protagonista. L’intento è quello di indagare l’animo umano osservandone le differenti sfaccettature. Le varie componenti narrative non sono scisse però definitivamente, né vanno a costituire un disordinato agglomerato di contenuti a se stanti, ma finiscono col confluire in un unico racconto dotato di senso, così come accade nel processo analitico.

Ma qual è il senso? Che cosa rappresenta in questa visione la tragedia di Otello?

E’ il dramma di una ricerca: geloso dal greco zeloo significa cerco con ardore. Ricerca del protagonista (in realtà di ogni individuo) della possibilità di entrare in contatto con la propria identità. La condizione dell’essere umano è trascesa da una Verità verso la quale la mente può disporsi, mantenere una posizione di presenza e ricerca. Scriveva Platone che se solo per un attimo l’uomo uscendo dalla caverna delle immagini proiettate fosse messo a contatto con la Verità delle cose e non con le loro ombre, egli non potrebbe sopravvivere. E’ in questo dubbio che la mente cerca la sua posizione/definizione. Il dramma di Otello è il dubbio: tollerare di non sapere. La ricerca delle prove della “sua” verità, diversa dalla esperienza di una realtà che non può tollerare perchè dovrebbe rivedere la visione del mondo e di se stesso in primo luogo.

La possibilità di riconoscere se stessi attraverso i propri vissuti, in Pasolini e nella stanza d’analisi, è la possibilità di avvicinarsi alla verità non essendone accecati permettendosi, dunque, la visione delle “nuvole”. É necessario correre il pericolo di esserne accecati ma solo così la vita mentale ha inizio, tra spostamenti, dubbi, ricerche, curiosità e catastrofi.

Il processo veritativo, così come lo è quello analitico, è il processo attraverso il quale una persona diventa se stessa, chiunque egli sia. La verità è “realtà”, è “cibo della mente. Ma la verità è anche “ciò che evolve”, è “il non concluso”.

In virtù di questa prospettiva, Otello non è una tragedia che può concludersi con una visione unica ed oggettiva. La Verità ha carattere generale, anzi universale, tuttavia ammette l’esistenza di più alternative vere. Non esiste una verità, ma più verità.

Nel processo veritativo, queste diverse verità, anche contraddittorie, non si escludono, ma al contrario si presentano strettamente legate tra loro.

Dunque possiamo dire che quella di Otello è la tragedia dell’uomo Otello.

Le marionette, pupazzi appesi a un filo, sono oggetti nelle mani del burattinaio e perciò incapaci di assumere coscienza della propria realtà e solo nel momento in cui questo legame si spezza, diventano creature libere e possono scoprire “la meravigliosa bellezza del creato”. Tale liberazione coincide pure con la loro morte, morte intesa come possibilità di cambiamento e di crescita.

Pisolini, così come avviene nella seduta d’analisi, ci invita ad entrare dentro la rappresentazione, mostrandoci il doppio livello della messa in scena: da una parte la tragedia rappresentata dai pupi/personaggi, dall’altra la prospettiva ingannevole di un pubblico collocato all’interno del cubo, con la visione frontale, quella canonica della prospettiva con un unico punto di fuga: è la visione classica secondo la quale lo “spettatore” sarebbe osservatore privilegiato, ovvero la visione che simula l’errata convinzione di poter controllare gli oggetti e i significati. Ma in realtà il pubblico non può vedere, né percepire i dialoghi e i caratteri dei pupi/attori, non può entrare nelle pieghe recondite, in quelle sfumature segrete e “irrazionali” del senso, non può calarsi nell’abisso della vera rappresentazione che si svolge comunque e sempre anche oltre l’immaginario e rassicurante punto di fuga.

Pasolini ci invita a trovare la “verità” dell’inganno, del nostro inganno.

In questo oscillare tra reale ed irreale questo Otello diviene “un  sogno dentro un sogno“. Il fuoco di una candela accende la gelosia, il buio nasconde la menzogna, una luce inattesa apre la possibilità alla verità. Lo spazio della nostra gelosia è lo spazio della nostra più profonda solitudine, uno spazio però che può rigenerarsi continuamente e lo fa tanto più nella misura in cui accettiamo noi stessi per quello che siamo. 

 

Valentina D’Angelo

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