
I MODELLI DEL SOGNO IN PSICOANALISI
Dal Marasma al pensiero attraverso la Relazione Analitica
di Daniele La LicataIl sogno, per Ferrari, diventa significativo nella misura in cui è materiale di scambio tra analizzando ed analista; di per sé l’attività onirica non è depositaria di contenuti semantici. Come se “il sogno acquistasse il suo vero statuto in quanto viene riferito a…..” [1983 pag.493].
L’analista, con la sua accoglienza e la sua referenzialità nel processo terapeutico permette la creazione di uno “spazio potenziale” all’interno del quale il sogno prende forma e significato.
“per la sua formulazione il sogno necessita anche di interiorizzazione di aspetti esterni, quindi potremmo dire che il sogno è una specie di mito privato. Questo mito privato deve fare i conti con il mito pubblico, cioè la relazione analitica. E’, appunto, attraverso la relazione analitica che il mito privato trova la possibilità di un’adeguata sistemazione personale e quindi, attraverso una sua decantazione, la sua efficacia. Questa decantazione è fondamentale anche per l’analista se pretende che questa mitologia si trasformi in una teoria scientifica” [1983 pag.495].
Armando Ferrari “si serve” dell’attività onirica per concretizzare la presenza della “rete di contatto”. Per l’autore il sogno non può essere messo sullo stesso piano del linguaggio verbale; è infatti, dotato di una concretezza, vissuta dal soggetto al momento dell’atto che non può essere paragonata al significato del linguaggio stesso. Nel sogno non può essere fatta una distinzione tra significato e significante neanche nella fase di elaborazione secondaria.
Ferrari è d’accordo con Freud nel distinguere il contenuto latente dal contenuto manifesto.
Di conseguenza, “poiché il sogno non è mai raggiungibile al suo primo apparire e né, a quel livello, risulta dicibile o narrabile, dobbiamo riconoscere che esiste come trasformazione o, se si vuole, come traduzione, così come avviene per qualunque manifestazione di pensiero a qualsiasi livello di espressione la si consideri.” [1998 pag.122].
Il sogno si configura così come un processo in fieri teso alla sua rappresentazione nella relazione analitica.
Questo processo avviene attraverso e per mezzo delle dimensioni orizzontale e verticale. Dove, alla prima compete la dicibilità del sogno, alla seconda l’elaborazione del contenuto dei messaggi onirici portavoci dello stato della mente e delle necessità del soggetto tutto. (con tutto si intende il soggetto nell’ armonica o disarmonica relazione con la propria fisicità).
Lo spazio potenziale compreso tra le due rette può essere considerato come il terreno della rete di contatto: questa funzione pluridimensionale della mente permette di dare significato al contenuto onirico marasmatico servendosi di nodi. Essi rappresentano dei punti di convergenza significativa ma possono costituire anche elementi di saturazione, barriere al fluire delle sensazioni o delle stesse emozioni.
Il sogno nel suo processo di creazione “di senso” si appoggerà ai nodi sfruttando, così, la rete di contatto.
Nascendo dal terreno marasmatico della fisicità prenderà forma come linguaggio salendo la verticale ed approdando all’area di energia negentropica; dove potrà essere rappresentato nella sua dicibilità all’interno della relazione analitica. Nell’area negentropica, diventato pensiero astratto, regolato dalla funzione mentale e dal principio di conservazione, il sogno assumerà forma grazie al linguaggio; conservando sempre, al suo interno, il significato originario.
“il contenuto manifesto del sogno, infatti, consiste essenzialmente nel racconto dell’interessato, il quale nel formularlo si serve di immagini, situazioni, stati d’animo, fatti……inerenti alla sua esperienza quotidiana e mutuati dall’ambiente e dalla cultura cui appartiene. L’elaborazione del sogno è in tutto simile ai processi che sottendono l’immaginazione, la forza creativa e persino l’opera d’arte in quanto finzione” [1998 pag.126].
Vorrei esporre brevemente un caso clinico [n°26; 1998 pag.179] nel quale è palesato dall’autore il risvolto tecnico che il sogno può acquisire in sede di terapia analitica:
Analizzando arrivato in terapia per attacchi di panico ricorrenti mostra, durante il percorso analitico, forti impedimenti nell’esprimere e sentire liberamente la propria sfera emotiva; si descrive come una persona forte, capace, insensibile: “i sentimenti risultano temibili in quanto distorcono la realtà ed evocano in me qualcosa di gerarchicamente inferiore che va dominato” [1998 pag.186].
L’incapacità di creare uno spazio mentale per mentalizzare le proprie emozioni non gli permette di viverle armonicamente, essendo in grado di sentirle solo fisicamente: “ripenso a quando lei (l’analista) mi telefonò per avvisarmi che non avremmo avuto due sedute, mia moglie, che mi era vicina, mi fece notare che ero impallidito, ma a me pareva di non aver sentito nessuna emozione particolare!!!” [1998 pag.180] Al posto di una flessibile rete di contatto si è eretta una rigida barriera che non permette il passaggio delle emozioni verso la pensabilità, ma solo di viverle fisicamente (impallidisce).
In questa situazione clinica il sogno assume un elevato valore terapeutico conoscitivo: attraverso il contenuto onirico, infatti, la sua componente emotiva viene rappresentata come un neonato congelato, altre volte come un bambino fragile e nudo, schiacciato da un adulto razionale, forte e sadico.
“Per il momento, l’attività onirica costituisce la sola occasione in cui la mente dell’analizzando riesce a tracciare dei nessi associativi” [1998 pag.181] tra emozioni e pensiero lungo la propria verticale.
Queste osservazioni possono costituire un esempio di come possiamo leggere la disarmonia attraverso la presenza di una rete di contatto che unisce le emozioni presenti allo stato fisico e marasmatico ed il linguaggio del sogno nell’area psichica sotto forma di materiale onirico.
La funzione onirica, in questo caso, si palesa come un tentativo di stabilire corrispondenze significative all’interno della dimensione verticale, fra contenuti presenti nell’area entropica e progetti di pensiero attraverso la sua “via regia”; esso, nascendo dal marasma sensoriale, si colora di valenze emotive, così esprimendo nel suo registro di linguaggio l’incapacità del soggetto di contenere l’affettività e di poter accettare quel bambino fragile che dentro di lui vive.
Concludendo il sogno si può definire: un processo in fieri, continuo e costante, atto a rendere visibili corrispondenze significative all’interno della dimensione verticale, fra contenuti presenti nell’area entropica e progetti di pensiero, attraverso la via regia della “relazione analitica”.
Riferimenti bilbliografici 1979 – Schema di progetto per uno studio della “relazione analitica”. Armando Ferrari. 1983 – Relazione analitica sistema o processo? . Armando Ferrari. 1992 – L’Eclissi del corpo . Armando B. Ferrari 1998 – L’Alba del pensiero . A.Ferrari A. Stella.
