Se parliamo del “complesso di Edipo”, sappiamo che stiamo trattando il tema di un figlio colpevole di aver ucciso il proprio padre e di aver amato la madre. Il mito greco racconta che, di fronte ad un crocevia, nel contendersi il privilegio (ed il potere) di passare per primi, tra i due nasce un duello dove Edipo, a sua insaputa, ucciderà proprio suo padre.
I miti greci, per mezzo della metafora tragica, raccontano spesso dell’uccisione del padre da parte del figlio, non solo per rappresentare un evento drammatico, ma per descrivere l’inevitabile passaggio generazionale: il figlio deve subentrare al padre per dare modo alla storia di fare il suo corso. In questo caso la tragedia descrive l’ordine (cosmo per i greci) mentre la non successione è disordine (caos). Urano nonno di Zeus (padre di tutti gli dei) sarà ucciso da Kronos (padre di Zeus) che a sua volta verrà assassinato dallo stesso Zeus; questo è l’ordine delle cose: la successione, il passaggio generazionale.
A mio modo di vedere, il periodo storico contemporaneo non sempre prevede questo passaggio generazionale. Il padre di oggi fatica a lasciare spazio al figlio; egli, forse, non è sempre intenzionato a lasciare ciò che ha; egli forse, non accetta l’ordine delle cose e nutre delle fantasie di immortalità.
La “crisi” che l’Italia sta attraversando oggi ci pone di fronte ad un crocevia di scelte possibili (crisi proviene dal verbo greco “crino” scegliere); oggi come allora, i padri non sono disposti a farsi da parte rinunciando ai propri privilegi ed al proprio potere. Non è mia intenzione entrare in merito ad argomenti di politica ma, credo che essa sia la più evidente rappresentazione di un ricambio generazionale che fatica ad esserci: in quasi tutte le sue declinazioni partitiche sono molti i “padri” non propensi a lasciar spazio a giovani meritevoli e quindi a nuove idee. Lascio ad altri più competenti di me le riflessioni politiche del caso e rimango fedele al mio intento: quello di descrivere l’assenza di un ricambio generazionale servendomi della saggezza di Sofocle (autore dell’Edipo Re).
Laio è il padre di Edipo, egli è re, detentore di un grande potere e timoroso che un giorno dovrà perderlo; anche perché l’oracolo di Delfi gli ha predetto che presto il suo timore diventerà realtà per mano di suo figlio.
Laio prende la decisione di sbarazzarsi del figlio, “di esporlo all’appetito delle belve feroci” appendendolo ad un albero per i piedi, da qui il nome di Edipo (dal greco “oidos” che significa edema, gonfiore e “pous” che vuol dire piede: “piedigonfi”). L’obiettivo omicida di Laio spiega come, tra padri e figli, non esista solamente amore e rispetto ma anche odio e timore di essere superati; è questa la colpa del piccolo Edipo. Un pastore, che passava di li per caso, trova il bambino imprigionato e lo porta con sé, per poi cederlo al re di Corinto che non aveva avuto ancora discendenti per il suo trono. Edipo, educato da un altro re, cresce forte ed intelligente ma totalmente ignaro della sua storia. Questa sua ignoranza ed il suo carattere arrogante e bellicoso lo porteranno ad uccidere il padre Laio presso il già citato incrocio, andandosi a riprendere, con la forza, la sua eredità.
Recalcati (2013) sostiene che l’eredità non è qualcosa che si riceve passivamente dai padri ma è necessario che il figlio la riconquisti attraverso un atto creativo tale da valorizzare il suo stare al mondo, non certo un omicidio; ma cosa accade quando ciò non è possibile? Cosa accade quando il padre non è disposto a farsi da parte? Come si può riconquistare qualcosa senza ricorrere alla violenza che, come tale, può solo portare a finali dolorosi? (lo stesso Edipo ne esce malconcio: impazzisce e si acceca quando si accorge di aver ucciso suo padre ed amato la madre).
Cosa accade quando nel periodo critico che stiamo vivendo permane la figura di Laio? quel padre che non accetta l’ordine delle cose e, nel suo tentativo di sovvertirlo, cerca l’uccisione del figlio? L’oracolo afferma che il destino dell’uomo è scritto, non può essere in nessun modo impedito.
In questo senso il gesto del padre che non cede il passo al figlio è un vano tentativo di impedire lo scorrere del tempo.
Credo che, oggigiorno sia necessario “farsi da parte”, perché l’alternativa può consistere solamente nello scontro ed il mito ci dice che di fronte al conflitto può vincere la violenza, mai la ragione. Ecco perché, in questo difficile periodo, diventa vitale l’arrivo di persone ed idee innovatrici che prendano il posto di quelle vecchie.
Daniele La Licata
Articolo pubblicato nel dicembre 2013 dalla rivista periodica mensile PrimaPagina http://www.primapaginaweb.it edito da ECS Editori s.r.l. ISSN 2281- 5651 – ROC 20081 – Tel. e fax 0861 250336 (Teramo)