L’altro giorno mi sono trovato a riflettere su un accaduto interessante che credo abbia a che fare con un particolare stato mentale che ci si trova a vivere durante la visione di un film e non solo.Mi trovavo con altre 30 persone che non conoscevo all’interno di una libreria indipendente impegnato nella vision di un film abbastanza coinvolgente.La pellicola scorreva fluida davanti ai nostri occhi, la mia mente attraverso processi di isolamento, identificazione, spostamento si ritrovava a vivere un “tempo altro” da quel dato momento presente: la dimensione oniroide del film appunto. Lo stesso momento del sogno (in quanto prodotto di pensieri fantastici e creativi), del mio sogno perché inevitabilmente il film lo si vede sempre con i propri occhi!!! Attraverso il diaframma della propria soggettività.Ciò che mi fa essere abbastanza preciso nell’isolare questo stato mentale è una circostanza esterna: ad un tratto un rumore familiare ed alieno (al tempo stesso) interrompe il mio “idillio” con il film.Infatti avverto in maniera improvvisa quanto distinta il rumore di un piccolo frigorifero che avviava il suo motorino al fine di riportare la temperatura allo stato desiderato. Condizionato da questo stimolo ho avuto una impressione di dissociazione: inserito nel clima familiare che stavo vivendo (quello dei miei pensieri con la pellicola/sogno) ho avuto la vivida sensazione di trovarmi a casa mia seduto sul mio divano. Da un punto di vista psichiatrico: vera e propria situazione dissociata svanita (per mia fortuna) nel mio guardarmi intorno e notare la presenza di persone e luoghi a me tutt’altro che intimi e familiari. Cosa era accaduto? Questo rumore familiare (molti di noi come me hanno un frigo che può accendersi improvvisamente) aveva viaggiato nella mia coscienza in sintonia con lo stato a di intimità che la pellicola era riuscita ad evocare.Detto in altri termini il clima intimo che vive lo spettatore sognante di fronte ad un film si era allargato alla stanza fisica di quel luogo grazie al rumore familiare del frigorifero: si era esteso per conduzione all’ambiente circostante per poi essere disconfermato dalla presenza di persone a me sconosciute.Credo che il particolare clima interno che ho appena descritto (lo spettatore capace di lasciarsi andare alla visione del film) sia qualcosa di molto simile al sognare ad occhi aperti (descritto da Bion), un particolare stato creativo della mente in grado di produrre pensieri nuovi non mediati dalla ragione ma che presentano un collegamento diretto con qualcosa di spontaneo, di inconscio.Sono persuaso a pensare che il film offra l’occasione per sperimentare un particolare clima mentale (funzione alfa di Bion) che la coppia analitica riesce a contattare nella stanza di analisi quando:
- si riesce ad abbandonare ai propri pensieri senza tante censure o giudizi (anche quelli più selvaggi),
- si verifica un clima relazionale sufficientemente funzionante,
- il sistema del setting si fonde con il processo analitico senza entrare in conflitto.
si ha la possibilità di rivivere esperienze della propria esistenza passata, metabolizzarle e ricondurle a nuovi e creativi significati. Dr. Daniele La Licata Di seguito alcuni testi presi in considerazione nella stesura di questo articolo:
- Pensare per immagini, a cura di Anna Ferruta – Borla 2005
- Cogitations, Wilfred Bion – Armando Editore 1992
- Un raggio di intensa oscurità, James S. Grotstein – Raffaello Cortina Editore 2010
- Addomesticare I pensieri selvatici, Eilfred Bion – Franco Angeli 1998
- Le visioni di uno psicoanalista, Giuseppe Riefolo – Antigone 2006
- Un lungo sogno, Domenico Chianese – Franco Angeli 2006
- Evitare le emozioni, vivere le emozioni, Antonino Ferro – Raffaello Cortina Editore 2007